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La Vera Storia di Ceneriera di Atreides Forse
non tutti sanno che Cenerentola, la protagonista della celebre favola, aveva una
cugina napoletana. Ed è proprio di questa cugina che la nostra storia parla. C’era
una volta, in un “vascio” dei quartieri spagnoli una piccola bambina di nome
Ceneriera. La piccola si chiamava così perché tutti i suoi parenti adoravano
stutare i mozziconi della sigarette sulla sua testa. Ceneriera non aveva più la
madre: era stata arrestata dalla digos durante una retata al porto di Napoli per
traffico di stupefacenti. Il
padre, ‘on Pepp ‘o Mariuolo, di mestiere rubava le auto e le rivendeva agli
albanesi. Per sbarcare il lunario, il sabato pomeriggio andava con la Visparella
a piazza Dante e vendeva le sigarette di contrabbando. Nonostante
ciò Ceneriera ebbe un’infanzia felice: bastava ubbidire a papà così lui non
si incazzava sbattendole un piede di porco nei denti. Ma
un brutto giorno i carabinieri cattivi si avventarono sul piccolo vascio di
Ceneriera e arrestarono il papà. Lui per difendersi disse: “Uardat ca chell
è ‘a piccerella ca’ venne ‘e sigarette” ma purtroppo tre stecche di
Marlboro rimaste invendute e conservate sotto il sellino della Visparella lo
incastrarono. E
così Ceneriera rimase da sola nel vascio piangendo disperata. Ma
ad un tratto entrò un uomo vestito tutto di nero. No,
non era la morte… era un assistente sociale. L’assistente
sociale prese Ceneriera e la portò in un orfanotrofio dove lei passò 10 lunghi
anni. Giunta
all’età di 17 anni Ceneriera fu adottata da una vecchia che possedeva un
ridente villino con vista panoramica a via Manzoni. La vecchia viveva sola da
quando il marito ottantenne, per sfidare il medico che gli aveva ordinato di
controllare accuratamente la dieta, si era strafocato 1 kilo di cozze crude,
morendo sul colpo. Ceneriera all’inizio chiamò la sua nuova mamma vecchia
schifosa, ma quando questa gli mostrò la sua nuova casa capì che la vecchia
stava inguakkiata di soldi; di conseguenza accetto di buon grado l’adozione e
cominciò a chiamarla “mia dolce, giovanissima e bellissima mammina”. Ma la
nonna ke non era ancora completamente rincoglionita, capì che la piccola
Ceneriera era una grande lecca culo, e decise di fargliela pagare, trattandola a
mo di schiavetta. “Ceneriè, si deve buttare il sacchetto” , “Ceneriè,
devi falciare il prato” , “Ceneriè, si è fatto un tappo di carta igienica
rind’o’cess! Sturalo!” “Ceneriè, mi devi cambiare il pannolone”…. Erano
queste le grida gracchianti che rimbombavano tutti i giorni nel villino. E
Ceneriera, col fegato fracito e le mani sporche di merda, continuava
pazientemente ad obbedire; “Addà murì” pensava. Un
giorno, mentre sturava la colonna fecale della villa, Ceneriera sentì alla
radio che il ricchissimo principe arabo Abdul-Kitammuò sarebbe giunto a Napoli
col suo jet privato in cerca di una moglie. Ceneriera
pensò “Chisà quala vrenzola s’aiza chist”. Ma quel giorno a Napoli er’maltiemp.
E il jet del principe perse il controllo precipitando, ironia della sorte,
proprio nel giardino della villa di Ceneriera. La ragazza uscì fuori e vedendo
il disastro causato dal jet urlò “ U Gesù! J’ mommò aggio fernuto e taglià
ll’evera…..e kitammuò” E il principe sentendosi chiamare, si fece forza
per uscire dalle lamiere contorte e
disse “Tu…dolce fanciulla dal soave accento inglese…ti sei preoccupata per
me!! Meriti di diventare mia moglie!” Ceneriera finalmente capì chi era e,
avendo capito che lui non aveva capito, stava per chiarire l’equivoco; ma poi,
essendo il principe un bell’uomo, pensò: “Sono pur sempre una ragazza con i
suoi bisogni”; si spogliò in mezzo al giardino e, con voce sottile (cosa
impensabile per una cafona come lei) disse al principe “Prendimi…”. Il
principe, che era stato costretto dalle regole musulmane ad una rigida
astinenza, non se lo fece ripetere, e saltò addosso alla ragazza con una
violenza inaudita, talmente inaudita che all’osservatorio vesuviano
registrarono una scossa del quinto grado. La vecchina, che visto tutta la scena
da una finestra, schiattò di crepacuore (o forse di invidia) lasciando quindi
Ceneriera come unica erede. Ma la ragazza, incontentabile, sposò il principe
per diventare ancora più ricca e comprare quello che era stato da sempre il suo
più grande sogno: un abito di perle, che bastava si rompesse un solo filo per
sentirla bestemmiare tre mesi come uno scaricatore di porto mentre cercava tutte
le perline per ricostruirlo. E
visse per sempre trappana e contenta.
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